Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, 42,5 mld per digitalizzazione

Presentata la bozza del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza con i fondi destinati all'innovazione e alla digitalizzazione

Una fetta importante del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza sarà destinato al capitolo innovazione. Potrebbero ammontare a 42,5 miliardi gli stanziamenti complessivi del Recovery plan per la digitalizzazione e il rilancio del turismo. È quanto emerge dalla bozza del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.

Nel dettaglio con queste risorse (pari al 22% dei fondi totali) si finanzierebbero i progetti per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, per incentivare la transizione digitale delle imprese, per gli investimenti sulla la banda ultralarga e le connessioni veloci nel paese, per il sostegno alle filiere, all’internazionalizzazione e agli investimenti in tecnologie satellitari e per il rilancio del turismo e della cultura. Una quota pari a 25,3 miliardi degli oltre 191 miliardi totali del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (il 13%) andrà invece ai progetti per la mobilità sostenibile. Nello specifico i progetti per l’Alta velocità, la modernizzazione della rete ferroviaria, lo sportello unico doganale, tra gli altri.

In totale il recovery plan targato Italia ammonta a 221,5 milardi: 191,5 miliardi finanziati con le risorse in arrivo da Bruxelles e 30 dal fondo complementare. Due gli “obiettivi chiave” che il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza si pone: «Riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica» e «contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana», si legge nel documento di sintesi messo a punto dal Mef e discusso nella riunione a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi, i ministri interessati al dossier, tra questi Vittorio Colao e Roberto Cingolani, e i capidelegazione delle forze di maggioranza.

Per quanto riguarda gli altri settori, delle risorse del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, da sottolineare i 15,6 miliardi destinati alla sanità. Anche su questo terreno, infatti, si punterà sull’aggiornamento delle tecnologie, delle attrezzature e delle infrastrutture e sulla la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. 31,9 miliardi, invece, andranno, al capitolo Istruzione e ricerca. E anche in questo ambito, a leggere la bozza, c’è tanta innovazione. Parte dei fondi per l’istruzione saranno usati per «rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e Stem, la ricerca e il trasferimento tecnologico». Ma anche «scuole moderne, cablate e orientate all’innovazione grazie anche ad aule didattiche di nuova concezione».

La digitalizzazione, però, va di pari passo con la transizione ecologica. E la rivoluzione green fa la parte del leone nella bozza del programma: ben 57 miliardi. Nel dettaglio le risorse andranno agli interventi per l’economia circolare, la gestione dei rifiuti, l’efficienza energetica, le infrastrutture idriche e l’idrogeno, tra gli altri.

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