Applicare l’intelligenza artificiale per migliorare il lavoro del chirurgo in sala operatoria. La realtà aumentata arriva direttamente in uno dei luoghi più delicati dell’ospedale. All’Irccs Candiolo, centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche in provincia di Torino, sono stati eseguiti su rene e prostata i primi due interventi a “realtà aumentata”, cioè interamente guidati dall’intelligenza artificiale.
Un’innovazione mai portata sul campo prima d’ora. Mentre gli occhi dell’equipe di medici hanno potuto guardare i modelli virtuali in 3D degli organi da operare, gli occhi della comunità scientifica erano tutti sul polo specialistico piemontese. Più di 500 chirurghi da tutto il mondo si sono collegati per assistere all’operazione.
Ma in cosa consiste, praticamente, l’uso dell’intelligenza artificiale nella chirurgia? Durante le operazioni, l’equipe guidata da Francesco Porpiglia ha potuto guardare l’organo bersaglio sulla telecamera e nello stesso momento avere davanti agli occhi in 3D ed automaticamente i modelli virtuali ricostruiti tramite Tac e risonanza magnetica. Ma non solo. Le immagini in tre dimensioni degli organi da operare e delle neoplasie da cui sono affetti, attraverso la nuova tecnologia sono sovrapponibili sul campo operatorio agli organi reali, così da vedere l’interno dell’organo colpito dal tumore, ben al di là di quanto potrebbe visualizzare a occhio nudo, anche con l’aiuto della telecamera intraoperatoria.
L’utilizzo di modelli in 3D non è una novità in sala operatoria. Ma fino ad oggi i modelli usati in chirurgia robotica venivano riportati su un monitor esterno. Ora, invece, l’operatore non è più costretto a distogliere lo sguardo. «È una novità importante che rivoluzionerà le cure dei tumori», le parole di Francesco Porpiglia, il coordinatore degli studi che hanno permesso di mettere a punto il metodo, che spiega nel dettaglio i benefici portati dall’innovazione.
«Grazie all’innovativa applicazione della realtà aumentata, resa disponibile da un software specifico, le immagini del modello 3D presenti su un supporto digitale vengono “combinate” e sincronizzate con le immagini intraoperatorie, fornite dalla telecamera robotica. Ciò consente di sovrapporre l’organo virtuale alla parte da operare, permettendo al chirurgo di vedere in tre dimensioni l’interno del tumore in tempo reale e ottimizzando la coordinazione tra occhio e mano dell’operatore che non deve più spostare lo sguardo su un monitor esterno per vedere le immagini digitali», ha spiegato Porpiglia.
«Grazie all’uso dei modelli 3D applicati alla “realtà aumentata”, il chirurgo può vedere con accuratezza millimetrica il punto in cui la neoplasia si trova e analizzare nel dettaglio le sue relazioni con gli organi circostanti, rimuovendo la massa tumorale con una precisione senza pari», ha aggiunto Porpiglia, ordinario di Urologia del dipartimento Oncologia dell’Università di Torino, e responsabile dell’Urologia all’Irccs di Candiolo e all’ospedale San Luigi di Orbassano.
Porpiglia spiega ancora come l’innovazione è molto utile in particolare per il tumore alla prostata che «non risulta mai identificabile ad occhio nudo durante l’intervento». E ancora. Per quanto riguarda la chirurgia renale, la tecnologia si è rivelata molto utile «per identificare i tumori nascosti all’interno dell’organo e non visibili sulla sua superfice e i suoi rapporti con le strutture circostanti come ad esempio i vasi sanguigni». Il protagonista dell’innovativa operazione, precisa infine: «Non possiamo curare con questo rivoluzionario approccio tutti i pazienti o tutti i tipi di tumore, ma – conclude con tono di speranza – i progressi degli ultimi anni ci fanno ben sperare e ora abbiamo senz’altro un’arma in più contro la malattia».