L’Unione Europea non ci sta nel subire passivamente l’aumento dei costi dell’energia elettrica e del gas. Sebbene molti Stati membri stiano attualmente tamponando la situazione con una serie di interventi ad hoc – in Italia, ad esempio, è già stato firmato nelle scorse settimane il DL Energia che prevede costi calmierati per le famiglie più vulnerabili e un taglio percentuale di alcuni oneri di sistema – è chiaro all’Eurozona che non si può andare avanti, politicamente quanto economicamente, vivendo lo scacco matto dell’aumento dei prezzi dell’energia.
Ma cosa sta accadendo e perché l’Europa è così drammaticamente colpita dall’aumento dei costi dell’energia elettrica e del gas? Prima di procedere oltre, occorre delineare con dovizia lo scenario in cui si calano le decisioni dell’Unione Europea e il perché vi sia stata una levata di scudi così forte e compatta sul tema.
Il pasticcio dell’energia in Europa
Per comprendere la situazione attuale, occorre tornare indietro nel tempo fino al 2015: con l’Accordo di Parigi sul clima, gli Stati Membri hanno di fatto dato il via alla transizione ecologica, orientata al green, al blue, all’energia rinnovabile e pulita.
Questo piano globale di azione per il clima, in effetti, prevede una serie di direttive che agiscono in due direzioni: evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC e puntare a rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi. Detto in altro modo, è l’avvio nudo e puro della transizione ecologica, necessaria per porre un freno all’inquinamento ambientale del globo.
Adesso, secondo quanto sostiene il Wall Street Journal, “i Governi hanno pesantemente sovvenzionato le energie rinnovabili come l’eolico e il solare e hanno chiuso le centrali a carbone per rispettare i loro impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi sul clima”.
Cosa è successo, quindi? Secondo questa ipotesi, la strategia politica orientata al green, alle fonti rinnovabili e alla transizione ecologica è stata accelerata senza considerare concretamente e praticamente alternative reali, cioè sostenibili sul lungo periodo, avendo come diretta conseguenza l’aumento dei prezzi del carbonio e del gas e, al tempo stesso, un crollo dell’offerta delle fonti termiche e nucleari.
Un dato di fatto, però, è che l’energia eolica quest’estate è diminuita: per questo motivo, i Paesi del mondo “stanno cercando di importare più combustibili fossili per alimentare le loro reti“. Allora, giocoforza, va da se che innanzi a fonti limitate e di fronte ad un aumento della domanda, i costi inizino a lievitare.
Una visione del tutto differente viene, però, dalla commissaria europea all’Energia Kadri Simson, che ha presentato conferenza stampa a Bruxelles la ‘toolbox’, ossia la ‘cassetta degli attrezzi’ cui gli Stati possono attingere per attutire le ripercussioni degli aumenti dei prezzi dell’energia elettrica.
La commissaria non solo ha fortemente sostenuto che l’aumento dei prezzi dell’energia nell’Unione Europea non è dovuta alla transizione ecologica attuata a partire dall’Accordo di Parigi ma, semplicemente, i rincari si verificano “perché i prezzi dei combustibili fossili si sono impennati”. Il problema è che “non abbiamo abbastanza energia pulita. Dobbiamo accelerare la transizione verde, non rallentarla“.
Cosa accade, allora? La Simson prova a spiegarlo in questo modo: gli aumenti relativi alle materie prime energetiche registrati in Europa negli ultimi tempi “sono probabilmente di natura temporanea”. I prezzi all’ingrosso del gas naturale, che in Italia sono aumentati del 406% dal 2019 al 2021 (contro la media europea del +429%), “resteranno probabilmente elevati durante i mesi invernali e caleranno a partire da aprile 2022“, anche se “rimarranno più alti della media degli anni scorsi”.
Il che non risponde, in effetti, alla domanda principale: perché accade? Cosa innesca l’aumento dell’energia? A Napoli, nel dubbio, useremmo l’espressione dialettale: “Acquaiò, l’acqua è fresca?” (tradotto: “Acquaiolo, l’acqua è fresca?”) che sta ad indicare di utilizzare il buonsenso e non chiedere ad un commerciante se la sua merce è buona, perché la risposta sarà inevitabilmente di si.
La Simson, però, rassicura il popolo dell’Eurozona: le “preoccupazioni” dei cittadini europei per l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica sono “comprensibili”, perché “l’inverno sta arrivando e le bollette sono ai massimi del decennio. E’ una situazione che ha un impatto sui cittadini: la questione sarà discussa dai capi di Stato e di governo la settimana prossima”.
Cosa si pensa di fare
Ad ogni modo, e al netto delle battute, è molto dura (e apprezzabile) la posizione della commissaria europea per l’Energia Kadri Simson, che in conferenza stampa a Bruxelles stamani ha dichiarato:
“Oggi diamo una duplice risposta europea: primo, cosa fare a breve termine per proteggere i consumatori, specialmente i più vulnerabili. Secondo, che cosa fare per rendere i sistemi più resilienti, in modo da non dover più affrontare situazioni simili in futuro. Nel breve termine, gli Stati membri sono nella posizione migliore e sono ben attrezzati per agire: nessuno Stato membro ha lo stesso mix energetico, quindi le misure devono essere specifiche. Le nostre regole già permettono e incoraggiano gli Stati membri ad agire”.
La commissaria Simson, inoltre ha assicuro che l’Unione Europea prevede di adottare una politica di “tolleranza zero” nei confronti delle eventuali “manipolazioni” e “speculazioni” sull’Ets, il mercato europeo delle quote di emissioni inquinanti.
Questo perché, sulla questione energia, l’Europa va in direzione della collaborazione fra Stati per l’acquisto delle materie prime (volontaria, come per l’acquisto dei vaccini). L’obiettivo è quello di aumentare il potere contrattuale evitando di competere gli uni con gli altri, a tutto vantaggio dei fornitori.
Per questo motivo, la Commissione Europea ha suggerito di “sondare i potenziali vantaggi di appalti congiunti volontari per l’acquisto di stock di gas da parte degli Stati membri”. La raccomandazione, nel medio termine, è di agire in direzione del potenziamento degli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficientamento energetico, sveltendo le aste e le procedure di autorizzazione delle rinnovabili.
Da questo punto di vista, il Ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani, secondo quanto afferma il Senatore M5S Gianni Girotto, Presidente della X Commissione Permanente (Industria, Commercio, Turismo) ed esperto in temi ambientali, starebbe già lavorando in direzione di ridurre i tempi procedurali. Non solo: in un flash dell’ultim’ora dell’ADN Kronos afferma che il Governo è a lavoro per ridurre l’IVA sul metano.
Tornando alle raccomandazioni europee, l’altra direzione indicata è quella di attutire l’impatto sociale dei rincari dell’energia elettrica offrendo un sostegno “d’emergenza” al reddito dei consumatori che versano in condizioni di “povertà energetica“, ad esempio usando buoni o pagamenti parziali delle bollette.
Queste misure di contenimento dei costi dell’energia, comunque, potrebbero essere finanziate con i proventi del sistema europeo di scambio di quote di emissioni (Ets), che sono ammontati – da settembre 2020 ad agosto 2021 a circa 26,3 miliardi di euro. Si tratta, ricorda l’esecutivo europeo, di ricavi “più elevati del previsto”, che gli Stati membri possono utilizzare per “sostegni sociali mirati” a breve termine per attutire l’impatto dei rincari dell’energia.