Mario Palermo Cerrone (RCS): Superbonus 110%, truffe scoperte finora sono solo punta dell’iceberg
L'esperto consulente e amministratore di RCS Italia però difende la misura: "L'intenzione di base è buona, ma la pandemia ha emotivamente indotto il legislatore ad adottare soluzioni di breve/brevissimo periodo e si sa che la fretta è cattiva consigliera".
“Quando tempo addietro sostenevo che con il Superbonus 110% lo Stato avrebbe perso almeno 20 miliardi di euro, mi diedero del folle, mentre i fatti dimostrano che invece la stima rischia di essere addirittura sottostimata: i 4,4 miliardi già accertati e le operazioni di queste ore sono solo la punta dell’iceberg di un sistema assolutamente rivedibile”. Parole di Mario Palermo Cerrone, consulente e amministratore di RCS Italia, acuto osservatore delle dinamiche che coinvolgono i bonus edili che in questi anni si sono susseguiti con la speranza di dare respiro a un settore in affanno. Ma che, raccontano le cronache, hanno arricchito anche qualche persona che non avrebbe dovuto accedervi. Ed è da questo dato, all’indomani di una nuova operazione della Guardia di Finanza con un sequestro di circa 83 milioni a un consorzio nel campano, che inizia la nostra chiacchierata.
Mario Palermo Cerrone, bonus e Superbonus sono finiti nell’occhio del ciclone dei controlli dell’Agenzia delle Entrate: ad oggi ammontano a circa sei miliardi i danni erariali conseguenti a truffe nei confronti dello Stato. Ma cosa sta accadendo e cosa succederà nei prossimi mesi?
“Bisogna prima di tutto sottolineare che non ritengo utile giudicare la normativa Bonus e Superbonus partendo da quanto racconta la cronaca di truffe e danni erariali. Le truffe sono state poste in essere senza neanche montare un ponteggio e/o aprire un cantiere; insomma, non hanno nulla a che vedere con i lavori di risanamento ed efficientamento. Volendo fare un paragone estremo, è come affermare che la normativa fiscale di uno Stato è sbagliata perché ci sono gli evasori. Il problema in questo caso – purtroppo non isolato – è l’efficacia dei controlli: bastava imporre, a mio parere, ai beneficiari della detrazione una polizza assicurativa a favore dello Stato sull’intero importo detraibile, oppure imporre ai gestori delle pratiche (Es. Poste Italiane S.p.A. – 29,3% del Ministero dell’Economia e delle Finanze e 35% Cassa Depositi e Prestiti) controlli sul campo e certificazioni aggiuntive”.
Al netto dei casi di cronaca, come crede siano andate queste misure? Si sono rivelate veramente utili per il Paese e per il settore edilizio, in difficoltà dopo la congiuntura pandemica?
“Non è certo stata la pandemia a mettere in crisi il settore edilizio, anzi: è una crisi che affonda le radici in un periodo ben antecedente all’emergenza Covid-19. L’intenzione di base del Governo di ravvivare il settore dell’edilizia, oramai trainante per il nostro Paese vista la conclamata assenza delle grandi industrie, non può che trovarmi favorevole. Tuttavia la normativa, e soprattutto i ripetuti interventi di modifica, hanno sofferto dell’influenza della situazione di questi ultimi due anni: la pandemia ha emotivamente indotto il legislatore ad adottare soluzioni di breve/brevissimo periodo. Si è creata una sorta di corsa all’ultimo treno e la fretta, come noto, è cattiva consigliera. Considerata la questione nel complesso, il risanamento del patrimonio edilizio e l’adeguamento dello stesso a criteri di risparmio energetico andavano a mio avviso pianificati sul lungo periodo con incentivi magari minori, ma certi e duraturi. Durante la mia attività di consulenza ho vissuto professionalmente varie fasi dell’economia italiana e per esperienza credo di poter affermare che l’intervento in argomento non valga a risanare il settore delle imprese edilizie coinvolte. Credo invece che ‘passato il Santo, passata la festa’; tutto tornerà purtroppo come prima. Molti guardano all’iniziativa come un regalo dello stato ai privati/proprietari; è bene considerare anche i ritorni per lo Stato (IVA, versamenti contributi, aumento assunzioni con conseguente gettito fiscale, aumento spesa delle famiglie ecc.ecc.)”.
Mario Palermo Cerrone, proviamo un attimo a metterci dalla parte dell’utente preoccupato: chi ha firmato per ristrutturazioni e progetti, può star tranquillo?
“In uno Stato di diritto che si rispetti, ogni cittadino che rispetta la legge deve star tranquillo. In Italia invece non è scontato. Se poi alcuni intendono fare terrorismo psicologico per rendere inoperativo il programma, è un altro paio di maniche. Già si è verificato un grave problema di comunicazione: è passato prevalentemente il messaggio ‘tanto è gratis’ e si è perso il senso vero della lodevole iniziativa, ossia risparmiare energia (che l’Italia non ha) e risanare gli immobili (vetusti). Aggiungo un altro dato preoccupante. L’approccio dei privati (condomini compresi) al Superbonus 110% parte da un profondo senso di diffidenza nei confronti delle istituzioni. Gli Italiani non si fidano di chi li governa. Invece di concentrarsi sulla validità delle offerte progettuali, sul livello dei servizi e sulla qualità dei materiali proposti dalle imprese, l’attenzione dei miei clienti è rivolta quasi esclusivamente sullo status quo normativo. Non riescono a stare al passo con le continue modifiche e sono disorientati. Tutti temono che una volta adottata una decisione, qualcuno poi cambi le regole del gioco. E’ un aspetto che mi preoccupa più di molti altri e che incide oltremodo sulle dinamiche della mia attività e che, ahimè, incide negativamente anche sulla capacità di una economia di crescere e progredire. Inizierei a tener d’occhio più la fiducia dei cittadini che quella delle Borse”.
Molti addetti ai lavori hanno individuato le SOA estesa ai privati come la soluzione al problema delle truffe. Lei da esperto del settore e che si occupa direttamente di questi temi, la ritiene una strada percorribile?
“La SOA? (Mario Palermo Cerrone riflette, ndr) Sicuramente si sarebbe fatta una grande selezione. Le società in possesso dell’attestazione SOA, hanno comunque una struttura d’impresa preesistente. Però non avremmo certamente fermato il ‘fenomeno truffe’. Trattandosi di fondi pubblici, bastava trattare l’argomento utilizzando alcune procedure previste dal codice dei contratti pubblici. Una su tutte, una fideiussione assicurava/bancaria, prima della reale erogazione del credito”.
Dottor Palermo Cerrone, le recenti modifiche e quelle in programma sono rilevanti e/o efficaci per ‘raddrizzare’ una misura che a più piani sembra addirittura auspicabile cassare?
“Le criticità sono la diretta conseguenza dell’intero impianto normativo. Il c.d. Bonus Facciate 90% ha sofferto di eccessiva ‘magnanimità’ quanto a limiti e vincoli. L’impianto normativo del Superbonus 110% è stato invece decisamente più razionale ma non supportato da una visione di lungo termine. Sicuramente chi ritiene opportuno cassare la norma appartiene al fronte del ‘no sistematico’. Oggi l’Italia paga le conseguenze dei tanti ‘No’ in tutti i settori. Si può anche decidere di non fare nulla in assoluto e aspettare che tutto ci crolli addosso, dipendendo da altri Stati per l’energia, incrementando l’esercito dei disoccupati, impoverendo chi oggi tira la carretta, smembrando interi settori delle PMI e correndo dietro a decisioni prese da entità esterne al nostro Paese”.
Ha parlato di dipendenza dagli altri Stati per l’energia, un argomento che con l’escalation del conflitto in Ucraina ha di nuovo svelato un nervo scoperto del nostro Paese. Attraverso i bonus che si sono succeduti i nostri edifici e le nostre abitazioni avrebbero potuto contribuire all’efficientamento energetico, lo dicono in tanti e in tanti invitano ad agire di conseguenza. Mario Palermo Cerrone, qual è la sua opinione in merito? Cosa si può fare e cosa possiamo già fare come cittadini e proprietari di immobili?
“Sulla questione energetica siamo in una fase di transizione con idee ancora non chiare. Ad esempio. Il passaggio alle auto elettriche viene pubblicitariamente passato come la soluzione di tutti i mali ambientali senza chiedersi come verrà prodotta l’energia che servirà a muove re autovetture o che fine farà l’impianto industriale produttivo di autovetture esistente. A chi giova tutto ciò? Una prima idea possiamo farcela partendo da due considerazioni. La prima; se l’umanità fosse in grado di raccogliere tutta l’energia solare irradiata sulla superficie terrestre in un giorno, coprirebbe il fabbisogno energetico globale di un anno. La seconda; date ad un ingegnere meccanico il compito di progettare un motore che faccia raggiungere ad un’auto una velocità massima di 110/120 kmh (con i relativi sufficienti cavalli), e vedrete che avrete un motore che farà 50 km con un litro con emissioni nocive bassissime. Comprenderà quindi che le scelte sono strategiche a livello globale e spesso imperscrutabili per i comuni cittadini.Lei sicuramente saprà che l’80% delle risorse conosciute di cobalto (necessario per la costruzione delle batterie) si trova in Congo e che la proprietà delle miniere è cinese? Bene. Non è che rischiamo di passare dalla padella alla brace (gas/energia elettrica)?”.
E sull’efficientamento energetico?
“Tornando al discorso efficientamento energetico c’è poco da dire. Siamo un paese baciato dal sole (la Sicilia ad esempio potrebbe diventare l’Arabia Saudita dell’elettrico) e non capisco quindi cosa impedisca di imporre ad ogni singolo edificio esistente o in costruzione (tranne quelli di rilievo storico) un sistema di produzione di energia elettrica viste le molteplici soluzioni tecniche disponibili. Evidentemente a qualcuno interessa fare altro ed oggi, con il conflitto in Ucraina, ce ne rendiamo conto”.