Forza Preside Quaresima, querela tutti!
Sabrina Quaresima, alla guida del Liceo Montale di Roma, era finita nel tritacarne mediatico. Ora dichiara guerra e lo fa con denunce per 9 giornalisti, 7 direttori e 7 gruppi editoriali. Ed è fondamentale che la storia vada fino in fondo, per dimostrare che ci si può difendere da un sistema capace di tirare fuori denti e cattiveria quando non solo è stato già deciso chi è il cattivo della situazione, ma che è già all'angolo.
L’Italia sprofonda nella classifica relativa alla libertà di stampa (siamo al cinquantottesimo posto) secondo il World Press Freedom Index. “I giornalisti – si legge nel report – a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”.
Quello che invece non ha fatto certo paura è gettare nel tritacarne mediatico una donna, una professionista, una Preside per cui questi guanti di velluto che ci vorrebbero spaventati da querele temerarie non sono certo stati usati.
Si chiama Sabrina Quaresima e, benché personalmente ci abbia provato – per sensibilità personale – a tutelarla quando mi sono trovato a scriverne, nascondere ora il suo nome, il suo viso e le altre informazioni che la renderebbero riconoscibile sarebbe quasi una presa in giro, visto che per logiche a metà strada tra le parole chiave da indicizzare per la SEO e quelle dell’inciucio condominiale ma su scala nazionale il suo nome è già noto.
Ripercorriamo velocemente la vicenda per quanti fortunatamente non vi sono incappati: Sabrina Quaresima è stata accusata da un suo studente (maggiorenne) di aver avuto una relazione con lui, cercando di marcare il fatto che il rapporto non potesse in alcun modo essere di parità date le posizioni dei due.
In questa storia, dalle immediate prime battute, è parso chiaro come la stampa sia stata terreno fertile per la versione del ragazzo. Non solo, ma dalle prime battute il nome dell’uomo (maggiorenne) non ha mai trovato spazio nelle cronache, tutelato da chi di dovere, ma quello di Sabrina Quaresima sì. Le chat, i dettagli, le allusioni, le supposizioni: la donna è stata esposta al pubblico lubridio a mezzo stampa.
Scrivevo, io, su Facebook il 30 marzo queste parole:
Perché potrà anche intervenire un tribunale, ora, a sancire la totale estraneità della donna a tali accuse (infamanti?) ma la storia è bella che andata, con tutto ciò che ne consegue. La verità è che ancora oggi l’Italia, l’intero sistema Italia, ha un problema con la sessualità e con le donne, a partire da chi ha la responsabilità di informare, tra il bigotto e il Pierino che guarda la Fenech dalla toppa della serratura.
Enrico Parolisi
Invece, la preside Quaresima oggi dà un importante segnale: anche se si è dalla parte debole in qualche modo è possibile far valere i propri diritti. Sabrina Quaresima ha dato mandato nelle scorse ore al suo legale di denunciare 9 giornalisti, 7 direttori e 7 gruppi editoriali. “La dottoressa Quaresima – spiega l’avvocato – è stata oggetto di una feroce caccia alle streghe: una lapidazione, una gogna pubblica dove le parole hanno sostituto le pietre utilizzate in alcuni Paesi contro le donne“. E ancora: “Questo non è diritto di cronaca, ma negazione totale alla privacy e negazione dei diritti fondamentali per un essere umano donna“. Della donna, infatti, sono stati resi noti subito dati anagrafici, età e presunte abitudini sessuali (sessualità che – ricordo – è da considerarsi un dato di privacy sensibile). Trattamento diverso in toto rispetto a quello dedicato dalla stampa al ragazzo.
Nel Paese dove i giornalisti – RSF dice – sono “spaventati” dalle ripercussioni giudiziarie del loro operato, questo timore evidentemente non ha riguardato lo spiattellamento di tutte le informazioni e il racconto “violento” (nel senso, violento d’impatto per la vittima) di una donna ritenuta colpevole in quanto tale. Quel quanto tale però andava sancito – come regola impone – da chi di dovere. Che non poteva essere un tribunale, in quanto un rapporto consenziente tra maggiorenni di per sé non costituisce reato né tantomeno risultano denunce in tal senso alle Autorità competenti, ma l’Ufficio Scolastico Regionale che in ultima battuta era l’unica istituzione a poter definire, oltre quello che è il parere dei giornalisti, la liceità della condotta della Preside Quaresima. Ufficio Scolastico che si è espresso già qualche settimana fa con un personalissimo non luogo a procedere in quanto non si ravvede alcuna violazione. Il fatto, in pratica, non sussiste.
E insieme alla pronuncia dell’USR laziale, arrivata dopo un’ispezione e 10 ore e mezza di interrogatorio (10 ore e mezza, ripeto: manco una terrorista di guerra), improvvisamente cambia il registro: i presunti amanti, la presunta relazione. Quello su cui non si è potuto tornare indietro, come nel caso di Tiziana Cantone, è sul rendere pubblico tutto ciò di cui non c’era bisogno su Sabrina Quaresima.
Quindi, Preside, siamo con te. Querela tutti e dimostraci che anche per le vittime deboli il sistema giornalismo italiano deve temere le ripercussioni di tale leggerezza e ferocia nel trattare le persone, così come fa per quelli che invece fanno paura.
“Chiarita la vicenda nell’ambito della istituzione scolastica rimane aperto il tema della tutela del cittadino nei suoi diritti fondamentali della privacy e delle propria rispettabilità. Per questi motivi sono state avviate le iniziative legali di tutela dei diritti gravemente lesi della dottoressa Quaresima […] Le denunce sono state depositate con l’auspicio di una risposta adeguata e tempestiva della Giustizia Italiana in merito a temi così fondamentali per la vita di tutti i cittadini di questo Paese”
Alessandro Montano, avvocato di Sabrina Quaresima