A poche ore dall’inizio della settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo, l’amata-odiata kermesse italiana sulla musica, si sprecano i dibattiti social sul valore economico, sociale, culturale e collettivo dell’evento.
Ma c’è anche chi si è posto qualche domanda in più, connettendo i gangli dell’Intelligenza Artificiale con uno strumento espressivo come la musica, in continua evoluzione. Infatti, l’IA è capace di stravolgere interi settori consolidati, fuoriuscendo dai suoi binari originari per trasformare settori tradizionalmente più creativi ed umanistici: dai videogiochi all’arte e al cinema, niente sembra essere in grado di fermare la sua inevitabile ascesa e la ventata di innovazioni che porta con sé. Musica compresa.
Il Festival di Sanremo e l’IA: tradizione o innovazione?
Ma cosa c’entra tutto ciò col Festival di Sanremo? Perché la tecnologia che tanto ci fa sorridere quanto preoccupare è meritoria di una menzione anche sul più tradizionale degli eventi italiani? A rispondere a questa e ad altre domande ci ha pensato Paolo Catalano, avvocato specializzato in diritto d’autore e di immagine, Docente al SAE Institute di Milano per il corso di Music Business.
Se magari ad un occhio meno esperto non è del tutto palese, l’intelligenza artificiale sembra aver già rivoluzionato anche l’intera industria musicale: a poche ore dall’inizio del Festival di Sanremo, pertanto, è inevitabile porsi delle domande su quello che, in maniera sempre meno ipotetica, potrebbe essere il futuro con cui dovrà fare i conti anche la manifestazione canora più importante d’Italia.
Fino a che punto, infatti, l’AI può essere considerata uno strumento a supporto della creatività artistica in ambito musicale? C’è il rischio che si sostituisca, irrimediabilmente, agli artisti? Da un punto di vista legale, in che modo è possibile tutelare gli artisti e le loro opere? È possibile che il regolamento del Festival di Sanremo ammetta, prima o poi, l’introduzione dell’intelligenza artificiale per la scrittura dei brani in gara o addirittura per la performance sul palco?
Secondo l’Avvocato Catalano (in foto),
“In un certo senso, l’intelligenza artificiale è già entrata a far parte del Festival, se guardiamo alle scelte data-driven fatte dall’industria musicale, ossia su quale artista puntare o come promuovere i brani degli artisti che si esibiranno sul palco di Sanremo. E se non è ancora successo, ma dubito, credo che sentiremo ben presto brani di artisti concorrenti al Festival prodotti in tutto o in parte attraverso l’utilizzo di software di produzione basati sull’intelligenza artificiale”.
Alla luce di questa prospettiva, Catalano non pensa che l’avvento dell’AI sul palco del Festival possa portare il pubblico ad approcciarsi in modo diverso alla competizione o, più in generale, alla musica stessa:
“Mi rendo conto che possa risultare strano pensare a un testo scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ma in realtà la corretta chiave di lettura di questo fenomeno innovativo risiede proprio nell’intendere gli strumenti basati sull’AI come elementi di ispirazione per tutti i creativi, per trovare spunti o idee su cui meditare, senza affidare ad essi l’intero lavoro artistico.
L’aspetto umano e la creatività rimarranno sempre fondamentali per dare vita ad emozioni e storie autentiche. L’intelligenza artificiale può essere intesa come un partner strategico prezioso per tutti gli autori e compositori, può aiutarli a realizzare appieno la loro creatività, anche più di prima, ma ad essa non potrà mai essere demandata totalmente la creazione di veri e propri brani musicali”.
Intendendo l’intelligenza artificiale come un “partner strategico e una grande occasione per gli artisti”, è impossibile non interrogarsi su quali possano essere i rischi legati a questa tecnologia. Catalano analizza i progressi che le tecnologie basate su AI stanno compiendo, evidenziando come siano in grado, ad esempio, di riprodurre fedelmente le sembianze di un cantante, e ne conferma la pericolosità in termini legali:
“I sistemi di AI possono generare contenuti molto simili a opere già realizzate da altri autori, e ciò determina l’insorgere di diverse questioni in materia di diritto d’autore. Negli USA, ove la disciplina è incentrata sul copyright, le controversie sulla proprietà intellettuale riguardanti l’intelligenza artificiale sono già numerose: i giudici stanno affrontando nuove situazioni e non ancora propriamente regolamentate.
Ciò che viene valutato, da parte loro, è l’effettivo lavoro svolto a livello umano. In Italia, invece, ai sensi della LDA (Legge sul diritto d’autore) deve escludersi la paternità di un’opera realizzata dall’intelligenza artificiale. La stessa potrà essere tutelata soltanto ove sia dimostrabile l’originalità di quest’ultima quale opera dell’ingegno umano e sia chiaro ed identificabile il suo carattere creativo, ossia originalità e creatività, i due elementi essenziali affinché un’opera sia proteggibile dal diritto d’autore italiano”.
Forte di una lunga esperienza al fianco dei più famosi artisti del panorama musicale italiano, Catalano suggerisce alcune strategie che consentirebbero di evitare i rischi di plagio, sia a livello musicale che di immagine:
“Tali fenomeni potrebbero essere arginati mediante la conclusione di accordi di licenza che rendano disponibili al pubblico strumenti ‘ufficiali’ di intelligenza artificiale, ossia utilizzabili su siti web a pagamento e controllati. Così facendo, le voci degli artisti o le loro prestazioni sarebbero legittimamente licenziate da loro stessi e, tramite abbonamenti o altre modalità di pagamento, il loro utilizzo verrebbe adeguatamente remunerato.
Tale modalità consentirebbe agli artisti non solo di sfruttare appieno le potenzialità economiche di questo strumento – guadagnando così ulteriormente dalle stesse registrazioni musicali nelle quali viene utilizzata la loro prestazione artistica – ma permetterebbe anche di tenere sotto controllo le creazioni prodotte tramite intelligenza artificiale”.
Il dibattito del secolo: il diritto d’autore e l’IA
Ciononostante, tenuto conto anche del lungo sciopero indetto recentemente dagli attori di Hollywood, è corretto pensare che gli artisti e, più in generale, tutti gli addetti ai lavori che operano in questo campo guardino con preoccupazione l’avvento inarrestabile dell’AI, temendo di venire sostituiti definitivamente dalla tecnologia.
Questi timori si riflettono in una serie di quesiti etici plausibili. In questo senso, secondo Catalano, occorrerebbe un intervento risolutivo a livello legislativo:
“L’unico modo per intervenire al meglio nel fenomeno consiste nel regolare tali aspetti attraverso una legislazione chiara, definita e al passo con i tempi, anche se bisogna ammettere che la nostra legge sul diritto d’autore, seppur datata, ci ha sempre consentito di far fronte a innovazioni di questa portata”, spiega. “In questo senso è certamente un dato positivo il fatto che l’Unione Europea abbia già varato l’AI Act, ossia le prime norme sull’intelligenza artificiale. Si tratta di un fatto molto importante per il copyright ed è fondamentale per lo sviluppo di un mercato competitivo e sano”.
In qualità di docente presso il SAE Institute di Milano, Catalano gode di un confronto continuo con le generazioni più giovani, da cui nota che
“Per loro l’intelligenza artificiale non è affatto un nemico, ma una potenziale occasione. Molti studenti stanno già utilizzando questa tecnologia per creare musica, ed è normale che ciò accada. I giovani, quindi, vedono tutto ciò come uno strumento di supporto alla loro creatività che non sostituisce minimamente l’aspetto fondamentale dell’intero processo creativo, che resta, appunto, umano”.
Insistendo su quest’ultimo aspetto, Catalano non pensa che vi sia
“Il rischio che tali strumenti sostituiscano integralmente la creatività umana, perché quest’ultima riflette anima ed emozioni che non saranno mai demandabili ad alcuna macchina, anche se basata sull’intelligenza artificiale. Quindi nessun pericolo al riguardo”.
Appassionati del Festival di Sanremo, state tranquilli: potrete godervi la kermesse tanto attesa con serenità.