Concordato preventivo: ma quanto conviene? Ecco di cosa si tratta
Nato per instaurare un rapporto trasparente tra il Fisco e i contribuenti, ha l’obiettivo di ridurre i contenziosi e aumentare la regolarità fiscale. La proposta dell’Agenzia si basa sui dati storici di ricavi o compensi e sui parametri dell'anno precedente, con l'intento di permettere una pianificazione fiscale anticipata e chiara.
Nelle ultime ore è scoppiato il caos sul Concordato Preventivo Biennale (CPB), lo strumento appena introdotto dal MEF con la finalità di “aiutare i contribuenti, in particolare coloro che operano in regime forfettario o che applicano gli indici sintetici di affidabilità (ISA), a regolarizzare la propria posizione fiscale in maniera collaborativa con l’Agenzia delle Entrate”.
In realtà, la misura sta facendo già discutere i commercialisti – che chiedono una proroga dei termini – ed esperti del settore, come avvocati e tributaristi, che si interrogano sulla strategia fiscale del Governo. Ma andiamo con ordine.
A cosa serve il concordato preventivo
Il Concordato preventivo potrebbe essere tranquillamente definito come un istituto di compliance, previsto dal Decreto Legislativo n. 13 del 12 febbraio 2024, che ha la finalità di stabilire in anticipo le imposte dovute per un periodo di due anni (biennio), basandosi su una proposta formulata dall’Agenzia delle Entrate.
Nato per instaurare un rapporto trasparente tra il Fisco e i contribuenti, ha l’obiettivo di ridurre i contenziosi e aumentare la regolarità fiscale. La proposta dell’Agenzia si basa sui dati storici di ricavi o compensi e sui parametri dell’anno precedente, con l’intento di permettere una pianificazione fiscale anticipata e chiara.
Chi può aderire al Concordato Preventivo?
I soggetti che possono accedere al Concordato Preventivo includono:
- Contribuenti che aderiscono al regime forfettario, ossia coloro che sono in regime di tassazione agevolato con una flat tax.
- Contribuenti che applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA), cioè quelli che utilizzano i parametri di affidabilità fiscale previsti dall’Agenzia delle Entrate.
Requisiti di Adesione
Per aderire al Concordato Preventivo, i contribuenti devono rispettare determinati requisiti:
- Soglia di reddito: per i contribuenti forfettari, non devono aver superato la soglia di 85.000 euro di ricavi o compensi nel 2023.
- Compilazione della dichiarazione: l’adesione richiede la compilazione del quadro LM del modello Redditi, disponibile sia tramite l’applicazione RedditiOnline che tramite la dichiarazione precompilata. In questo quadro devono essere inseriti i dati necessari per la proposta di concordato.
Scadenze per l’adesione
Il termine per aderire al Concordato Preventivo è fissato per il 31 ottobre 2024, data che coincide con la scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi per l’anno fiscale 2023. È essenziale che il contribuente accetti la proposta dell’Agenzia delle Entrate entro questa data per aderire all’iniziativa.
Perché aderire al concordato preventivo?
Chi aderisce al Concordato Preventivo ha diversi vantaggi secondo quanto reso noto dal MEF, tra cui:
- Pianificazione fiscale anticipata: il contribuente conosce con certezza l’importo delle imposte per i prossimi due anni, rendendo più semplice la gestione finanziaria dell’attività.
- Benefici premiali: tra cui la riduzione delle possibilità di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate e vantaggi relativi all’imposta sul valore aggiunto (IVA), oltre a una riduzione dei possibili contenziosi.
- Esenzione dai controlli automatici: i contribuenti che accettano la proposta sono esentati da alcuni controlli fiscali, migliorando la loro posizione con il Fisco.
Cessazione e decadenza
Il concordato può cessare se si verificano alcune condizioni, come il superamento di una soglia di ricavi. Se, ad esempio, il contribuente forfettario supera il limite di 100.000 euro di ricavi, il concordato viene annullato, ma è comunque possibile applicare regimi fiscali alternativi previsti dall’ordinamento.
Concordato Preventivo per il regime forfettario
Il Concordato Preventivo per i contribuenti forfettari è una misura temporanea applicabile per l’anno d’imposta 2024, con regole specifiche rispetto ai soggetti che applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA). Questa misura consente ai forfettari di ottenere una previsione delle imposte dovute per il 2024, favorendo una semplificazione amministrativa e fiscale.
Il Concordato Preventivo per i forfettari rappresenta un’importante innovazione nel panorama fiscale italiano. Sebbene limiti l’applicazione ad un solo anno, offre ai piccoli imprenditori e professionisti una modalità semplificata per adempiere ai propri obblighi fiscali, contribuendo a ridurre l’incertezza e a migliorare la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate.
Requisiti per i contribuenti forfettari
Per poter aderire, i contribuenti forfettari devono soddisfare i seguenti requisiti:
- Soglia di ricavi: come accennato, il contribuente forfettario deve avere ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro nel 2023.
- Adesione tramite dichiarazione dei redditi: l’adesione avviene con la presentazione della dichiarazione dei redditi, compilando il quadro LM del modello Redditi.
Differenze rispetto al regime ordinario
A differenza dei soggetti ISA, per i forfettari il Concordato Preventivo ha una durata annuale (non biennale), ossia copre esclusivamente il periodo d’imposta 2024. Questo trattamento differenziato è stato introdotto per semplificare ulteriormente gli obblighi fiscali dei piccoli contribuenti.
Procedure di calcolo per i forfettari
Il calcolo dell’imposta dovuta viene effettuato considerando i dati storici sui ricavi, e viene proposta una cifra sulla base delle informazioni già in possesso dell’Agenzia delle Entrate. I contribuenti possono accettare o meno questa proposta entro i termini previsti.
Benefici del Concordato Preventivo per i Forfettari
Tra i principali vantaggi per i forfettari che aderiscono al concordato vi sono:
- Riduzione delle verifiche fiscali: l’adesione al CPB garantisce una diminuzione dei controlli da parte del Fisco, il che rappresenta un grande vantaggio per i piccoli imprenditori che operano in regimi semplificati.
- Maggiore certezza fiscale: la possibilità di conoscere in anticipo le imposte per l’anno 2024 permette una migliore gestione finanziaria.
- Vantaggi economici: sebbene il concordato preventivo per i forfettari non preveda esplicitamente sconti sull’imposta, la maggiore chiarezza e la riduzione del contenzioso possono tradursi in un risparmio amministrativo e legale.
Cessazione e decadenza per i forfettari
Anche per i forfettari il Concordato Preventivo cessa di avere validità se si verificano determinate condizioni, come il superamento del limite di ricavi di 100.000 euro. Tuttavia, è possibile optare per altri regimi fiscali in caso di superamento della soglia.
Il parere dei Commercialisti: Concordato preventivo sì o no?
Come avevamo scritto in apertura, non sono mancate le posizioni discordanti fra gli “addetti ai lavori” sul Concordato Preventivo: nella miscellanea di pareri autorevoli, abbiamo raccolto quelli dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Proprio in prossimità della scadenza 31 ottobre abbiamo organizzato presso la nostra sede questo evento sul Concordato biennale preventivo per approfondire questo nuovo strumento nei rapporti con l’Agenzia delle Entrate. I commercialisti possono dare un contributo fattivo al sistema produttivo e credo che questo strumento possa essere importante anche per poter aumentare i fatturati di molte aziende. Per questo continueremo a puntare sulla formazione e sulla informazione per assistere al meglio i nostri clienti” ha dichiarato Francesco Matacena, presidente Odcec Napoli Nord in apertura dei lavori del convegno “Il concordato preventivo biennale. Valutazioni di convenienza, analisi delle opportunità, rischi delle adesioni” promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli Nord.
Sull’importanza del ruolo del commercialista si è soffermato Angelo Capone, consigliere segretario Odcec Napoli Nord: “Il concordato preventivo biennale in uno con l’adempimento collaborativo nell’ambito di attuazione della legge delega sulla riforma fiscale, rappresenta una vera e propria rivoluzione culturale. Fa registrare un cambio di paradigma nella lotta all’evasione e più in generale nel novero dei rapporti tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti. Un ruolo di grandissima centralità viene assegnata alla figura del dottore commercialista che è un attore protagonista in questo processo, che però è estremamente complesso e quindi andrà gestito con grandissima professionalità”.
Sull’opportunità di proroga dei termini si è espressa Tina Bove, consigliere Odcec Napoli Nord: “Il Concordato presenta ancora molte criticità e dubbi anche tra noi professionisti che dovremmo fungere da orientatori rispetto ai contribuenti che vogliono aderire. E’ un accordo tra Agenzia delle Entrate e contribuenti per favorire sia le entrate che aiuti alle imprese in difficoltà. Il 31 ottobre scadranno i termini per aderire e da più parti sono sollecitate richieste di proroga che, auspichiamo, arrivi a breve”.
Per Rosa D’Angiolella, consigliere nazionale dei commercialisti italiani: “Il ruolo del commercialista è strategico in questa fase, non nascondo che ci sono ancora molti aspetti da verificare e controllare, soprattutto considerando i tempi ristretti a nostra disposizione. E’ evidente che gli approfondimenti su questo tema consentono di comprendere meglio sia le criticità sia gli aspetti positivi dello strumento elaborato dal legislatore”.
A illustrare tutti i dettagli dell’istituto, che consente alle imprese e ai lavoratori autonomi di concordare in via preventiva un imponibile fisso su cui calcolare le tasse sul reddito d’impresa o di lavoro autonomo, è stato Pasquale Saggese (coordinatore dell’Area Fiscalità della Coordinatore dell’Area Fiscalità della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti) il quale ha ricordato che tra le condizioni più discusse per l’adesione figura l’obbligo di non avere debiti per tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate o debiti contributivi di importo pari o superiore a 5.000 euro.
Secondo Antonio Tuccillo (presidente della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti), “il concordato preventivo biennale rappresenta uno strumento per le aziende in difficoltà, consentendo loro di riorganizzarsi e di affrontare le crisi economiche in modo strutturato. Tuttavia, è fondamentale che questo percorso venga intrapreso con serietà e trasparenza, coinvolgendo tutte le parti interessate, dai creditori ai dipendenti. Due anni sono un periodo significativo per ridefinire la sostenibilità economica di un’impresa, ma richiedono una pianificazione attenta e un controllo rigoroso. Il ruolo dei professionisti, in particolare dei commercialisti, diventa cruciale per garantire che le aziende possano davvero utilizzare questa opportunità e riprendersi in maniera stabile e duratura”.