Si fugge dall’Italia, dal nord e non solo dal sud
Ennesimo indicatore di come il settentrione rischia di essere meno attrattivo è dato dal rapporto FNE, che stima un'emorragia di 100mila laureati scappati verso luoghi fuori confine molto più attraenti. E il fenomeno vede in cima Lombardia e Veneto
Qualche giorno fa, in occasione del rapporto Centro Studi Confcommercio presentato a Bari, tra le righe si registrava qualche timido segnale di preoccupazione. Perché sì, è vero che mancano circa 800mila meridionali cittadini all’appello rispetto a 15 anni fa, è vero che la crescita del PIL in 23 anni si attesta al +20,1 percento al nord e al +3,3 percento al sud (una forbice imbarazzante per essere sullo stesso Stivale), ma è anche vero che si parlava anche di emigrazione dal nord verso altri Paesi, con i giovani evidentemente attratti da un mercato globale e comunitario più attraente e al giorno d’oggi più facilmente accessibile, tra culture diverse e facilità di spostamenti.
Insomma, un campanello d’allarme per il nord Italia è suonato, e dice che in fondo il nord Italia potrebbe essere il sud Europa. E i dati che arrivano in queste ore dalla Fondazione Nord Est sembrano confermare quanto sopra citato.
Fuga dei cervelli, è una “spirale viziosa”
Fondazione Nord Est (FNE), che si definisce “il forum economico a cui hanno data vita le Confindustrie e le diverse categorie economiche del nord Est d’Italia”, è un osservatore privilegiato della situazione delle imprese settentrionali-orientali. La FNE, presieduta dal noto economista Luca Paolazzi, sta pubblicando a puntate sul suo sito il suo dossier sulla situazione nel Triveneto, mettendo al centro la ormai conclamata mancanza di lavoratori – leit motiv del dibattito (più o meno utile) degli ultimi mesi.
In queste ore, FNE è riuscita a quantificare in un rapporto il costo della fuga dei laureati nel periodo che va dal 2011 al 2019 (ultimo anno valido prima della pandemia). In nove anni l’Italia ha perso 100mila laureati, che sono andati ad arricchire altri Paesi e altri sistemi economici. Secondo FNE, questo vuol dire per l’italia 29,3 miliardi di euro in meno nell’intero periodo considerato.
Nel solo ultimo anno preso come riferimento dallo studio (il 2019) l’emorragia di capitale umano quantificata in 13mila laureati è costata 3,8 miliardi di euro.
“Di fatto – si legge nel rapporto – un trasferimento di competitività ad altri sistemi produttivi, che intrappola il Paese in una spirale viziosa di bassi salari – fuga di cervelli – bassa produttività“
I laureati scappano dal nord Italia
Che la fuga di cervelli dall’Italia sia un fatto conclamato i cui impatti sulla nostra economia e sull’intero sistema Paese sono pesanti è evidente dalle politiche di agevolazioni messe in piedi dal MUR per favorirne il rientro o per attrarre nuovi talenti. Il rapporto FNE di fatto certifica però che le regioni italiane hanno una “scarsa attrattività” rispetto a quanto si trova fuori dai nostri confini.
Una emigrazione di competenze ancor prima che di risorse umane e produttive che vede due delle regioni tra le spesso citate “Locomotive d’Italia” in cima al podio. La Lombardia ha infatti registrato una emigrazione netta di laureati nel periodo 2011-2019 di 22,4 migliaia di unità. Dietro si piazza il Veneto con 9,52 migliaia, e poi Lazio e Sicilia.
Un fenomeno quindi comune a tutto il Paese che esplode in tutta la sua criticità.